In questi ultimi periodi a causa dell’emergenza Covid19, la figura dei genitori sta rivestendo nuovi ruoli, improvvisandosi anche anche formatori ed insegnanti, con responsabilità e competenze che fino a ieri erano delegate alle scuole.
Oggi tutti siamo diventati degli homeschoolers e tutti sentiamo forte la necessità di rassicurare i nostri figli, che tutto andrà bene, che potranno rivedere i loro amici e tornare a fare la vita di prima. Fornendo loro modalità alternative per vivere la propria quotidianità.

Fra qualche giorno sarà di nuovo la festa della mamma e a questo proposito vorrei riproporre una riflessione di qualche tempo fa che sento ancora molto mia.
E come allora, vorrei dedicarla alla mia mamma che non vedo ormai da troppo tempo a causa del lockdown, mostrandole così quanto la penso.


Vi racconto quello che succedeva qualche anno fa in Maggio, mese della festa della mamma:

Qualche sera fa mio figlio tornando da scuola, a differenza di quanto succede di solito, ha chiesto di poter cenare velocemente e andare subito a letto.
Abbiamo presto capito il motivo di questa inusuale richiesta ed era dovuta ad un attacco di febbre alta.

Niente di preoccupante.
Un virus o forse solo stanchezza, che è durato in tutto una notte e un giorno e che nel giro di poco gli ha permesso di poter rientrare a scuola.
 
Caso voleva però che la mattina seguente avessi un appuntamento medico a cui non potevo rinunciare e quindi io e il mio compagno ci siamo organizzati in modo che lui potesse stare con il bimbo, almeno fino al mio rientro.
 
È molto triste però lasciare i nostri piccoli a casa quando noi dobbiamo andare a lavoro o a fare altre commissioni inderogabili. Ti guardano con quegli occhietti umidi di febbre e ti chiedono “quando torni?” e a volte stringe davvero il cuore.

 

So che mio figlio si diverte sempre tanto con il papà, fanno un sacco di giochi divertenti insieme tanto da non distinguere più chi è il bambino e chi l’adulto, e la coppia è veramente affiatata.
Per questo motivo, quella mattina non sono stata né preoccupata né triste.
E improvvisamente questa serenità mi ha fatto riaffiorare un ricordo molto dolce della mia infanzia.


Quando ero piccola, per problemi cronici alle tonsille, ero spesso malata e quindi mi ritrovavo a dover rimanere a casa senza la mamma che invece lavorava molto, quasi sempre su turni.

C’era sempre qualcuno di fidato che si occupava di me, ma quando la mamma tornava era davvero il momento più bello.
Quello in cui rientrava in casa e senza nemmeno togliersi scarpe, soprabito o posare un attimo la borsa, affacciava il suo sorriso alla mia camera e tutto si colorava di mamma.
Avete mai pensato al colore della mamma?

Io si. Perché era quello che succedeva alla mia stanza.

Si illuminava e si riempiva di mille sfumature, come la tela di un pittore che usa i colori per trasmettere gioia e vita, di quei colori che fanno primavera e che esplodono con tutta la loro forza, dopo un autunno grigio e cupo.
Quello era il ritorno della mamma. 
E quel momento non mi ha mai fatto soffrire la solitudine.
Ero forse già abbastanza matura per comprendere molto bene il perché lei non fosse a casa con me, pur ovviamente aspettando con ansia il suo ritorno.
Ma quei colori entravano nella mia stanza come un uragano.
Lei non sentiva stanchezza, non chiedeva altro che la mia felicità e con quei colori addosso riusciva a farlo alla perfezione.
Rievocando questo ricordo ho pensato che mi piacerebbe essere proprio questo per i miei figli: non un bisogno incessante, ma una tavolozza di colori forti e potenti che possano accompagnarli nel ricordo per molto tempo ancora.
 
E voi, avete mai pensato alla vostra mamma in termini di colori?
E che colori vi sentite di essere?

Raccontatemi le vostre esperienze e riflessioni a [email protected].
Pubblicherò sul mio blog la vostra testimonianza con piacere.
Perché siamo tutte mamme e la nostra missione è anche quella di vivere a colori!
 

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